Opere di G.-B. Niccolini, Volume 3

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Felice Le Monnier, 1844 - 427 pages
 

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Page 245 - Un fracasso d' un suon pien di spavento, Per cui tremavano ambedue le sponde; Non altrimenti fatto che d' un vento Impetuoso per gli avversi ardori , Che fier la selva, e senza alcun rattento Li rami schianta, abbatte, e porta fuori: Dinanzi polveroso va superbo, E fa fuggir le fiere e li pastori.
Page 236 - ... a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna.
Page 246 - Cosi quel fiato gli spiriti mali, Di qua, di là, di giù, di su gli mena : Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sè lunga riga ; Cosi vid' io venir, traendo guai, Ombre portate dalla detta briga : Perch...
Page 246 - Tempo era dal principio del mattino ; E il sol montava su con quelle stelle Ch
Page 191 - La vostra nominanza è color d' erba Che viene e va, e quei la discolora Per cui ell
Page 249 - 1 Ver non lo illustra, Di fuor dal qual nessun vero si spazia. Posasi in esso come fera in lustra, Tosto che giunto 1' ha : e giugner puollo, Se non, ciascun disio sarebbe frustra: Nasce per quello a guisa di rampollo Appiè del vero il dubbio : ed è natura, Ch' al sommo pinge noi di collo in collo.
Page 266 - Sì che m' ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà, che fuor mi serra Del bello ovil, dov' io dormii agnello Nimico ai lupi, che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello ; Perocchè nella Fede, che fa conte L' anime a Dio, quivi entra' io, e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte.
Page 124 - ... università dei segni vocali dei quali ella fa uso per esprimere i suoi concetti, non istà tutta negli scrittori, ma ve ne sta soltanto una parte. Quindi impropriamente è detta lingua, ma chiamarsi dovrebbe dizione o linguaggio. Tal distinzione imperiosamente richiesta dalla ragione, dedotta da incontrastabili principj, distrugge, a parer mio, tutti i sofismi dei nostri avversarj. Risulta pure che in una lingua viva, e di necessità mutabile, non può scriversi con proprietà e perfezione coll...
Page 226 - Ch' aveano spirto sol di pensier santi ! Poscia che i cari e lucidi lapilli , Ond' io vidi ingemmato il sesto lume, Poser silenzio agli angelici squilli, Udir mi parve un mormorar di fiume , Che scende chiaro giù di pietra in pietra, Mostrando l
Page 135 - Ma noi a cui il mondo è patria, sì come a' pesci il mare, quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti , e che amiamo tanto Fiorenza, che per averla amata, patiamo ingiusto esiglio, nondimeno le spalle del nostro giudizio più alla ragione, che al senso appoggiamo.

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