La commedia, illustr. da U. Foscolo [ed. by G. Mazzini]., Volumes 3-41843 |
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Accademici della Crusca Accennato alcuna Alighieri amore Antald antichi appresso Arno avea Beati Beatrice Cacciaguida Caet canto Carlo di Valois Carlo Martello ch'è ch'io Chè chiama Dante Chiesa Cielo città Codice colla colui comento Commedia di Dante Costui Cristo Dante Alighieri detto dice dimanda DIVINA COMMEDIA dolce donna edizione Eneida famiglia nobile Fiorentina fece figliuolo figuratamente Firenze fiume gente Ghibellini Imperadore Inferno intende l'altro Latina lume luogo mente mondo monte morte nome occhi padre Paradiso parole pianta poco Poeta poscia pria Purg Purgatorio quæ quivi quod raggi ragione rima santo secolo XV segg Signore Spirito stelle Tebe terra Tessaglia testo tosto UDINESE uomo VARIANTI veder Vedi veggio verso vidi VIII Virgilio virtù Volpi XVIII XXII XXIII XXIV XXIX XXVII XXVIII XXXII XXXIII XXXIV
Popular passages
Page 241 - Diretr' a me, che non era' più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta : Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti Rete si spiega indarno, o si saetta.
Page 320 - Giudeo tra voi di voi non rida. Non fate come agnel che lascia il latte Della sua madre, e semplice e lascivo Seco medesmo a suo piacer combatte. Così Beatrice a me, com' io scrivo; 85 Poi si rivolse tutta disiante A quella parte ove il mondo è più vivo.
Page 287 - Fatto avea di là mane e di qua sera Tal foce quasi; e tutto era là bianco Quello emisperio, e l'altra parte nera, 45 * Quando Beatrice in sul sinistro fianco Vidi rivolta, e riguardar nel sole : * Aquila sì non gli s
Page 123 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Page 267 - Che d' aver lei, al suo Signor la chiede E ciascun santo ne grida mercede. Sola Pietà nostra parte difende ; Chè parla Iddio, che di madonna intende : " Diletti miei, or sofferite in pace, Che vostra speme sia quanto mi piace Là, ov' è alcun che perder lei s' attende, E che dirà nell' Inferno a' malnati : Io vidi la speranza de
Page 46 - Fiorenza mia, ben puoi esser contenta Di questa digression che non ti tocca, Mercé del popol tuo che sì argomenta. Molti han giustizia in cor, ma tardi scocca Per non venir senza consiglio ali' arco; Ma il popol tuo 1' ha in sommo della bocca. Molti rifiutan lo comune incarco; Ma il popol tuo sollecito risponde Senza chiamare, e grida: I
Page 13 - O ombre vane, fuor che nell'aspetto ! Tre volte dietro a lei le mani avvinsi, E tante mi tornai con esse al petto.
Page 545 - Nettuno ammirar l' ombra d'Argo. Così la mente mia tutta sospesa Mirava fissa immobile ed attenta, E sempre di mirar faeeasi accesa. A quella luce cotal si diventa, Che volgersi da lei per altro aspetto È impossibil che mai si consenta; Però che il ben, ch'è del volere obbietto, Tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella È difettivo ciò ch' è lì perfetto. Omai sarà più corta mia favella, Pure a quel ch' io ricordo, che d'infante Che bagni ancor la lingua alla mammella.
Page 28 - Ed egli a me : Questa montagna è tale, Che sempre al cominciar di sotto è grave, E quanto uom più va su, e men fa male. Però quand' ella ti parrà soave Tanto, che il su andar ti fia leggiero, Come a seconda giù andar per nave ; Allor sarai al fin d' esto sentiero : Quivi di riposar l
Page 236 - Alcun tempo il sostenni col mio volto : Mostrando gli occhi giovinetti a lui, Meco il menava in dritta parte volto.