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NOTE.

(1) Vi è grande confusione tra gli storici specialmente napoletani sul nome della madre di Corradino. Alcuni col Summonte la chiamano Margarita; e questo nome le serba ancora in Napoli la volgare tradizione. Altri, e sono i più, con Niccolò de Jamsilla e Saba Malaspina, seguiti dal Muratori e dal Giannone, le danno il nome d' Isabella, ovvero Elisabetta, la quale era nata dal Duca di Baviera. Nel che si ha l'universale consentimento degli autori Tedeschi, la cui autorità in questo luogo deve riputarsi di buonissima fonte. Altri finalmente, stando all'autorità di Flavio Biondo, dicono Corradino figlio di Costanza di Castiglia: ma costoro si sono grossamente ingannati credendolo nipote a Corrado, e figlio di Enrico suo fratello, che dallo snaturato genitore Federico Secondo, come allora ne corse la fama, fu fatto morire nel carcere. Ed il Collennuccio, che cadde pure in questo errore ne fu aspramente ripreso dal Costanzo. Ma ben maggiore e più brutta è la contraddizione in cui si avvolge lo stesso Biondo, che prima di Enrico, poi di Corrado dice nato Corradino. Trascrivo le sue medesine parole, quali ritrovo nella seconda decade della sua storia impressa in Basilea anno 1559; scrive egli alla pagina 297: Testamento tamen Cɔnradus Conradinum ex fratre Henrico nepotem regnorum instituit haeredem e poco innanzi alla pagina 314 così a se medesimo contraddicendo si esprime. Conradinum adolescentem Conrado genitum Svevo. E però non è da meravigliare, se dietro a guide si fallaci, gli storici posteriori si trevino su questo soggetto in tante, e si opposte sentenze divisi.

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(2) Questo Federico, che fu l'ultimo dell'antica stirpe Austriaca, era della Casa di Baden, ed intitolavasi Duca di Austria come erede di Federico II detto il Bellicoso. Ad Ermanno di

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Baden lo partori Geltrude figliuola di Enrico III fratello del Bellicoso. Vedi Giannone Storia Civile etc. tomo III pag. 297 edizione del Gravier Napoli 1770. Ma il chiaro Cavaliere Giuseppe di Cesare in una sua Memoria presentata nel settimo Congresso degli Scienziati Italiani, e messa a stampa nelle Rimembranze Napolitane dell' anno 1847 per cura di D. del Re, colla quale viene illustrando la Colonna di Corradino, e la Statua di sua madre; francamente asserisce, che non di Corradino, ma di Federico di Baden stata sia madre Margherita. Aggiunge ancora una sua conghiettura, che la medesie non Elisabetta, fosse venuta a Napoli per raccogliere i miseri avanzi del suo figliuolo il Duca di Austria. Io però ignoro di qual parte abbia il solerte autore tolta la prima notizia; nè poi adduce ragioni che valgono a colorire la probabilità della seconda.

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(3) Collennuccio, ed Angelo de Costanzo, seguitati da una numerosa schiera di storici gravissimi, come il Summonte, il Giannone, ed altri, si accordano sull'epoca della morte di Corradino e la riferiscono a 26 di ottobre dell'anno 1269 un anno dopo che fu pigliato prigione. A tutti questi autori contrasta l'immenso Muratori negli annali d'Italia, e pone questo crudele fatto a 29 di ottobre del precedente anno 1268, il medesimo della rotta di Corradino a Tagliacozzo. Villani il fiorentino, Saba Malaspina, ed altri antichi storici e cronişti mancanti in questo luogo non danno alcuno schiarimento. Meno oscurità si trova forse nell'altro Giovanni Villani il napolitano, il quale alla pag. 75 della sua Cronica impressa in Napoli nel 1680 nel suo turchesco linguaggio così si esprime. «< E per certi danari che

(Frangipane il quale fece prigione Corradino) ebbe dal « Re Carolo, si li de presoni (Corradino il Duca d'Austria « ed altri) in sue mano, el dicto Re Carolo li portò in Na« poli, et per processo de tempo (vale a dire non subito « ma dopo qualche tempo) si fo decapitato Corradino, el

<«< Duca di Strelich, (di Austria) el Conte Gado de Pisa nel « mercato de Napoli, dove mo sta la colonna innanzi a lo << Carmino, el quale fo edificato per la madre de Corradino dopo sua morte. » E ciò sembra inclinare alla sentenza de' sullegati primi autori.

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Ma il dottissimo Bibliotecario del Duca di Modena non era uomo d'avventare un giudizio, e porsi in contraddizione di tanti scrittori solennissimi, senza aver avuto buone e fondate ragioni di dover così fare. E tuttochè egli alcun' autorità non ne adduca, pure mi è riuscita di rinvenirla nella sua raccolta Rerum Italicarum vol.' vin. in due Scrittori e cronisti del terzodecimo secolo che sono il Monaco Padovano, e l' Anonimo di Reggio; ed ancora nella cronica de' Napoletani Raimo (Rerum Italic. vol. xxIII.) sebbene scritta in tempi meno antichi. Mi basti per amor di brevità trascrivere soltanto un luogo dell'Anonimo di Reggio, brevissimo, chiarissimo. Eccolo. Et eodem anno (1268) Dominus Rex Karolus fecit eidem Corradino, et Duci de Asturica in Regno Apuliae, et Comiti Gerardo de Pisis, judicium, et apud civitatem Neapolis fecit eos decapitari (Rerum Ital. vol. VII pag. 1128.) E la testimonianza di questi cronisti si convalida ancora da un antico monumento, qual'è il ceppo di Corradino che conservasi con religiosa cura nella Sagristia della Chiesa del Purgatorio al Mercato, ove fu trasportato, salvandolo dalle ruine della chiesetta della Croce demolita sessant'anni dietro, la quale la pietà di Domenico di Persio Conciariota avea fatto edificare nell'anno 1351 sul luogo medesimo, ove a Corradino venne tronca la testa. Sia questo il ceppo di Corradino come vuolsi volgarmente, o piuttosto, come pare al dotto Cavaliere di Cesare, la pietra fondamentale della riferita chiesetta con lo stemma de' Conciarioti; intorno ad essa vedesi in rilievo scolpita una iscrizione antichissima, la quale sebbene sia a tale ridotta, che quasi inintelligibile ne sia addivenuta la interpetrazione, pure l'anno 68

chiarissimo emerge in mezzo alla ruina delle rimanenti lettere. E parmi che questa osservazione non avrebbe dovuta sfuggire all'acume dell'egregio Cavaliere, il quale sebbene avesse sott'occhio questo ceppo o stemma che dir si voglia, e vi leggesse ancora l'anno 1268, pure non vi pose mente: e consentendo alla comune opinione degli storici, e in contradizion di se stesso, nel principio della sua Memoria riferisce la morte di Corradino nell'anno 1269, dopo un anno, come egli dice, di prigionia e di ludibrii.

(4) Squarcio vien detto da' muratori napoletani, quasi laglio del muro nella cui grossezza addentrasi alcuna porta o vano; e pare detto con molta proprietà.

(5) Fu Michele Vecchioni quel benemerito, che sulla fine del decimottavo secolo fece porre questa iscrizione per serbare la memoria delle due illustri vittime e dobbiamo questa notizia al Cavaliere di Cesare nella suddetta Memoria.

(6) Queste minutezze non parranno soverchie a chi leggerà il seguito di questo scritto.

(7) Propriamente nell' anno 1646, come scrive il celebre Carmelitano Padre Mariano Ventimiglia nella continuazione della citata Cronistoria della Chiesa e Convento del Carmine Maggiore in Napoli fol. 126 retro. Tra gli altri autori, i quali trovo di aver fatto menzione della sepoltura di Corradino alle spalle dell' altare maggiore del Carmine, prima ancora che il Celano scrivesse il fatto della sua scoverta, sono da noverare Pietro di Stefano nella descrizione de' luoghi sacri di Napoli impressa nell'anno 1560, il Summonte nelle storie napolitane, Cesare d' Engenio nella Napoli sacra, e Giulio Cesare Capaccio nel Forestiero. Non debbo però tacere la opinione di alcuni, i quali una volta asserivano, che la salma

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