Arco di luminaraDa anni, Luisa Adorno va dipingendo un affresco di quieta borghesia del dopoguerra: in libri sparsi nel tempo, con al centro le venture di una famiglia a rappresentare quella classe fino a un certo punto appartata e protetta nella storia d'Italia: intellettuali, professionisti, classe media legata alle radici campagnole, le cui virtù private, di tolleranza e naturale ironia, hanno attenuato e piegato, di volta in volta, declamanti pubblici vizi del paese; un comporsi di quadri e memorie collettive che meriterebbe il titolo di «una vita italiana». E di questa vita, - il cui senso più intimo, la cui luce, come in un Arco di luminara viene dal comporsi insieme delle luci di altre vite prossime, - il terzo romanzo di Luisa Adorno racconta le estati nel podere ai piedi dell'Etna. E sono estati di riti e abitudini delle generazioni, che inseguono, o si attardano fin dentro gli inverni della casa romana dove preme il rumore del mondo, e che lievemente non disperano di fermare la macchina del tempo. |
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