I ventitre giorni della città di Alba«I ventitre giorni della città di Alba, rievocanti episodi partigiani o l'inquietudine dei giovani nel dopoguerra, sono racconti pieni di fatti, con una evidenza cinematografica, con una penetrazione psicologica tutta oggettiva e rivelano un temperamento di narratore crudo ma senza ostentazione, senza compiacenze di stile, asciutto ed esatto». Italo Calvino *** Storie partigiane trattate con piglio disincantato, antireto- rico, talora epico-burlesco; storie di Alba e delle Langhe, vicende sanguigne e beffarde, drammi di miserie antiche e di speranze impossibili: con quel suo linguaggio preciso e vero Fenoglio scrive per penetrare il «mistero» della spietatezza dei rapporti umani. |
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Allora alzò anch’io andare andò Appunti partigiani arrivò Attilio avanti Beppe Fenoglio Biagino Bimbo bocca braccia c’era capito casa cascina città di Alba collina Colonnello Cos’hai d’un diceva dietro domandò dormire Dov’è dov’era erano Ettore faccia faceva fare fascisti fece Fenoglio fermò fissava fiume fucile fumo ginocchi giro giú glielo gridò guardò l’acqua l’altro l’arma l’aveva l’ha l’ho l’odore l’ultimo l’uomo Lancia Langhe lasciò lavoro m’ha madre mangiare mani Marco mattina Morris moschetto muro Napoleone Negus Neive Neviglie occhi padre paga del sabato parlare partigiani partigiano Partigiano Johnny passo paura pensò piedi pistola porta prendere preso Primavera di bellezza punto questione privata racconti ragazza Raoul repubblica repubblica di Alba Rita rumore s’era schiena sentí sergente Sergio Sgancia sigaretta soldi spalle sparare stasera stava strada sull’aia testa tirò tornò Treiso tutt’e un’altra urlò uscí vecchio Blister vedere ventitre giorni verso vide voglio voltò