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allora per le bocche dei Veronesi questo epi

gramma:

Un sicario, un ruffian, 'na spia, 'na v...
Ebber l'onor dell'imperial patacca.

Se ne fece questa variante:

In quattro son che sua Maestade onora:
Il sicario, il ruffian, la spia, la siora (1).

VI.

Antonio Maffei prefetto provvisorio dell'Adige Il regio delegato de Lederer Il Senato italiano del supremo tribunale di giustizia

La venuta dell'imperatore - Silvia Curtoni-Verza

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Fino a tutto il 1815 fu prefetto provvisorio dell' Adige il marchese Antonio Maffei. Antonio Maffei era figlio del generale marchese Claudio, che fu in Piemonte comandante i quattro reggimenti dei dragoni sardi e governatore della città di Novara. Antonio Maffei fu general maggiore della Repubblica Veneta e nel 1797 comandò un corpo di mille uomini di truppe di linea e di villici armati contro i ribelli bergamaschi e bresciani. Occupata dai Francesi Ve

(1) In Archivio storico veronese. Cfr. I Morti, memorie d'un anonimo (1796-1834) sotto la data del 1o giugno 1815.

rona, fu a un pelo di esser condannato a morte da un Consiglio di guerra. Fu uno dei molti che per reazione alla prepotenza francese prestò i suoi servigi all' Austria, quando nel 1797 accettò dal Governo Austriaco la carica di commissario civile all'assedio di Mantova e poi di R. Delegato di quella città; e quando nel 1814 assunse le funzioni di Prefetto provvisorio del dipartimento dell' Adige (1). Antonio Maffei era uno degli ultimi rappresentanti delle vecchie idee, uno degli ultimi fautori e sostenitori del Governo Veneto: era un valoroso soldato ed un illuminato ed integerrimo cittadino, amato e rispettato da tutti. L'Austria seppe valersene nei primi momenti del suo ritorno in Verona; ed egli in tempi difficili non seppe rifiutarsi ad accettare la grave responsabilità d'un pubblico ufficio così eminente; in lui, più che ogni altra considerazione, prevalse l'amore della sua città e ciò che la rigidità della sua coscienza gli indicava esser suo preciso dovere.

Nei primi di gennaio del 1816 venne a Verona come delegato regio, in sostituzione del Maffei, il barone Paolo di Lederer, moravo, con moglie e due figlie. Venne preceduto dalla fama di abile e di mite; seppe mantenersi al suo posto

(1) FRANC. GUERRA, Necrologia del nob. march. Antonio Maffei cav. dell'ordine austriaco della Corona di ferro e dei SS. Maurizio e Lazzaro. Verona, Crescini, 1836.

fino al 1834, lasciando dopo la sua partenza memoria di bontà (1). Fu detto che l'Austria cominciò a governare con mano di ferro e guanto di velluto. Cominciò col mandare un delegato che seppe con la sua mitezza farsi, se non amare, rispettare, e promise a Verona la residenza d'un tribunale giudiziario di terza istanza: « tratto generoso (scriveva il giornale ufficioso d'allora) che dee ridondare a sommo onore e vantaggio della nostra provincia » (2). Infatti apparve subito dopo la notificazione che S. M. avea stabilito in Verona la residenza del Senato Italiano del supremo tribunale di giustizia per l'attivazione del sistema giudiziario e per la revisione delle cause del Regno Lombardo Veneto (3).

Questi benevoli provvedimenti dovevano preparare il terreno per un'accoglienza clamorosa all'Imperatore che s'apprestava davvero questa volta a visitare Verona. Il Comune fu tutto in faccende per fare i preparativi. Tra le disposizioni prese ci fu anche questa: nominò una commissione scelta dal corpo nobile, incaricata di predisporre un decoroso circolo per trattenere le LL. Maestà gli Augusti Sovrani. Ho sotto gli occhi la copia della circolare in data 2 marzo mandata dal podestà De Medici al mar

(1) Cavazzocca, Memorie « 14 gennaio 1816 ».
(2) Gazzetta di Verona, « 9 marzo 1816 ».

(3) Gazzetta di Verona « 16 marzo 1816 ».

chese Paolino Gianfilippi. « Convinto (essa dice) dei nobili sentimenti che la guidano in così bella occasione e certo in conseguenza ch' Ella si ascriverà ad onore il concorrere nelle relative spese, tanto più che la tangente individuale non. sorpassa la limitata somma di lire cinquanta italiane, ho giudicato opportuno quanto conveniente di allibrare pur anco il di Lei rispettabile nome nel novero di quelli che saranno da me rassegnati all'Autorità superiore come contribuenti per questo plausibile scopo.

« Amerò ciò nulla ostante di avere preventivamente il di Lei assenso in iscritto entro 24 ore, attesa la ristrettezza del tempo: avvertendola che spirato questo termine senza un di lei riscontro, io la riterrò senza più compresa negli obbligati a contribuire la somma sopra indicata ».

Per la spontaneità della cosa! I contribuenti venivano reclutati dal Podestà e rassegnati all'Autorità superiore. I molti, che non volevano grattacapi, dovevano lasciar correre e pagare la spontanea contribuzione. Certo tra i riluttanti a far circolo intorno ai Sovrani non fu la contessa Silvia Curtoni Verza, che nel 1798 Ippolito Pindemonte scriveva di aver trovata circondata da ufficiali tedeschi come fosse una fortezza francese. La Verza, già vecchia, ma sempre memore dei trionfi ottenuti e sempre amante dello sfarzo,

trasse fuori alla venuta dell' Imperatore i suoi diamanti, i suoi merli e uscì, malgrado de' suoi tredici lustri, dal proprio ritiro (1). E all' imperatrice e regina Maria Lodovica diresse un carme, nel quale il monarca è celebrato sopratutto come padre:

Più non vedremo aspre nemiche schiere
Depredar nostri campi; nè vedremo
Spigner l'Adige al mar l'onda sanguigna:
Non si vedran le desolate Madri

Di lor maternità piagner dolenti.
Monarca e Padre Ei vien: nè con la possa
Delle vittoriose sue falangi;

Ma coll'amor dei figli ha fermo il Trono (2).

È il solito ritornello delle poesie che furon molte in questa occasione, se non tutte spontanee, come quella della contessa Verza. Furonvi sonetti del prete Pellegrino Rossi, del conte Antonio Guarienti, del conte Pietro da Persico, accademico filarmonico, quando Francesco I visitò l'Anfiteatro; di Girolamo Orio, del conte Antonio Pochini padovano, che fa parlar l'ombra del marchese Scipione Maffei;

(1) B. MONTANARI, Vita di S. Curtoni Verza. Verona, 1851, pag. 129 e 160.

(2) S. CURTONi Verza, Nella occasione che giugne in Verona la S. M. dell' imp. e re Francesco I. Carme diretto all' augusta imper. e regina Maria Lodovica. Verona, Mainardi, 1816.

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