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eziandio l'autore del quadro nostro si giovò delle più belle e più gentili ispirazioni Dantesche. Descriviamo in breve l'invenzione del subbietto.

Il quadro rappresenta un'Apparizione della Vergine al primo Abate di Chiaravalle, al mellifluo Dottore della Chiesa, San Bernardo, mentr'egli sta scrivendo uno de' suoi sermoni, tanto celebrati, in onore di lei. L'azione è figurata in un solitarissimo luogo, ed ameno di eccelsi e verdeggianti arbori, a modo di foltissima selva, sotto un ridente cielo. Tengo per certo che in esso è adombrata la solitudine di Chiaravalle, che fu si cara al santo Dottore, e dove sappiamo in quali alte contemplazioni e profondi studii fosse occupata la sua si solitaria e sí sollecita vita.

Egli è raccolto in un' angusta e devota cella, che rende piuttosto immagine d'una povera capannetta campestra; e siede a un tavolinetto, ch'è accomodato a modo di leggio sur un rozzo tronco di faggio. Nelle carte che sta vergando, si leggono le profetiche parole: Ecce Virgo, tolte da lui a tema della sua omelia. Tiene dal suo lato destro il sacro volume della Bibbia aperto, ove in ambe le pagine sono scritte, di bella e antica lettera, le parole che l'arcangelo Gabriele rivolse alla Nostra Donna, alludendo o piuttosto ripetendo l'oracolo d' Isaia: Ecce Virgo concipies, et paries filium, et vocabis nomen eius Iesum '. Mentre è cosi inteso a scrivere, e va meditando i misteri della Vergine, e le grandi cose che vaticinarono di lei i profeti, e specialmente l'alto oracolo d'Isaia ch'egli prende ad isporre e commentare; ecco la Vergine com

un tale riavvicinamento, collocando l'immagine di Dante fra i più cari allievi delle muse e fra i più eloquenti difensori della fede; e, ciò che è ancor più singolare, egli rivestì la figura allegorica della Teologia come Dante raffigurò Beatrice, col bianco velo, con la tunica rossa, il verde manto, e la corona di olivo sul capo. »

Luc. I, 31. - Isai. VII, 14.

parisce dinanzi a lui, accompagnata da quattro ministri della celeste corte. Egli, compreso da dilettoso stupore e fatto estatico a tanta visione, piegate le ginocchia, leva gli occhi a riguardare la Regina del cielo; e tenendo la destra alzata con la penna o stilo, e la sinistra ferma sopra il leggio, immoto e atteggiato di tenera riverenza pende dal volto della divina ispiratrice, avidissimo d'intendere da lei i sensi de'più arcani misteri. La Vergine, che ritta in piedi gli sta di fronte con maestà e affabilità sovrumana, spira una infinita dolcezza e un augusto sentimento di amore; e stendendo con gentile movenza la man destra sovr'esso il leggio, e l'altra mano portando al petto, riguarda amorevolmente il santo Solitario, e soave gli favella, consolandolo delle più alte rivelazioni 1.

Il santo Abate, tutto bianco vestito, è di bella persona, e di membra agili e destre. Nel portamento della vita, nella dignità del volto, nel candore schietto de'lineamenti, nella serena pace e viva gioia che gli traspira negli occhi, mostra un carattere venerabile e sacro; nè la sua modestia o la semplicità de' suoi modi ci toglie di mirare la gravità e sublimità d'un antico sapiente. Tutto rapito ed assorto nella Madre di Dio, mentre l'ascolta con inestimabil contento e dolcezza, sembra avere in viso una

1 Questo medesimo subbietto, in diverse maniere, fu istoriato da altri eccellenti artefici de' tempi di Giotto e del Beato Angelico. Notabile è l'Apparizione della Vergine a San Bernardo, dipinta da un bravo artista della scuola dell'Orcagna; quadro, che era già nella villa chiamata le Campora, in Toscana, e che al presente si trova nella Galleria delle Belle Arti in Firenze, registrato nel Catalogo, sotto il num. 14.

Non è, peraltro, opera di perfetta bellezza, avvegnachè sia condotta con gran diligenza ed amore. Si le figure, come il colorito, mancano di espressione e di vigoria. Ai lati della Vergine e del mellifluo Dottore sono dipinti San Galgano e San Quintino, San Benedetto e San Giovanni evangelista. Nel gradino sono altre istorie de' medesimi Santi, e nelle cuspidi è rappresentata l'Annunziazione di Maria Vergine. Il nostro quadro, benchè abbia minor numero di figure che questo, tuttavolta, per beltà d'invenzione, e sublimità d'espressione, di lunghissimo spazio lo sopravanza.

gran parte di cielo; e l'attinge da lei medesima, che divinamente gli parla, e raggia dai sembianti un divinissimo lume. Dietro da lui è effigiato Lucifero, in umane forme contraffatte ed orribili, e tutto d'un colore di bracie accese; il quale, pieno di livore, ambo le mani si morde, e freme in suono di rabbia contro Colei che, dal cominciamento de'secoli destinata a schiacciargli il capo, con suo perpetuo scorno lo debelló.

Belle e mirabili sono le figure de' quattro Angioli, tutte intere e tutte d'intero rilievo, come le principali 1. Due di essi stanno ai lati della lor Regina, sostenendo i lembi del suo gran manto ceruleo, soppannato di verde,

1 Gli artisti sogliono distinguere in alto, medio e stiacciato quel genere di scultura che con nome generale appellasi basso rilievo, in cui le figure sollevansi interamente del loro piano. Gli Etruschi e i Greci, nelle età prime delle arti, usarono il rilievo stiacciato o infimo nell'adornare i templi, le colonne e altri pubblici monumenti. Più tardi, cangiati i costumi e offuscate le ragioni del bello, l'opera del rilievo, di parte accessoria, divenne principale, com'è facile a ravvisare ne' sarcofaghi. I Romani in ogni maniera d'edifizi adoperarono più di sovente l'alto o il mezzano, come quelli che da natura erano portati a cose grandiose. Dopo il risorgimento dell'arti italiane Nicolò da Pisa e que' della sua scuola s'attennero all'alto rilievo; Donatello amò meglio il basso o stiacciato; il Ghiberti con gran perspicacia s'impadroni del medio, non ancor trattato con piena lode da altri maestri.

Fra tanti esempii, dice un moderno, Luca Della Robbia, guidato da più sana ragione, mostrò di non prediligerne alcuno, tutti usandoli ove e come il criterio e l'esperienza gli dimostravano sicuranza di buon successo. Questo suo stile o maniera veggiamo con particolare studio osservato da lui in molti monumenti, ove ordinando con arte singolare i concetti e distribuendo i personaggi e i rilievi suoi con molta sagacità, egli seppe evitare l'error di quelli, i quali nelle opere di scultura s'argomentarono di rappresentare gli oggetti sopra molti piani e a dilungate distanze: vantaggi proprii della pittura per l'aiuto che essa riceve dai colori e dai chiaroscuri.

Da tali accorgimenti si guidò pure l'autore del presente quadro, dimostrando d'essere imitatore al tutto degno di Luca. Diede il più conveniente rilievo a ciascuna delle sue figure; e serbando l'unità del concetto nell'ordine delle parti, e distribuendo i rilievi secondo ragione, riuscì maravigliosamente a donar vita, armonia, varietà ed espressione al nobilissimo componimento. Cogli stessi artificii potè anche rendere si splendido il suo quadro per bellezza di prospettiva.

ricchissimo e maestoso, sotto al quale risalta la veste d'un colore porporeggiante. Il primo, che è alla sua destra, mentre si raccoglie fra le braccia il regale paludamento di lei, tiene alzate e congiunte le mani con bellissima movenza e in atto di ferventissima pietà: il suo vestito è tutto giallo; quello dell'Angiolo ch'è posto alla sinistra, è tutto bianco. Gli altri celesti ministri compiono il piccol corteo da tergo, amendue in purpuree vestimenta, in positure leggiadre, di vaghe e delicate sembianze, pieni anch'essi di divoto affetto. Tutti quattro sono fiori di giovinezza freschissima, e cose veramente di paradiso: alle vive teste aggiunge decoro l'aureola, e una fine ricchezza di lunghissime chiome d'oro. Questi Angioli ci ricordano i bellissimi e incomparabili che ritrasse Dante nel sacro poema. Se essi non sono il quadro, ben tuttavia s'attengono al grande e gentil subbietto, e il quadro senz'essi avrebbe meno spirito, men leggiadria e soavità.

Ma oltre le figure che prendono scena nel campo, all'occhio quasi rapito a quelle stupende altezze dell'arte, porge d'altra parte un amabile ricreamento l'amenissimo paese, nobilitato da quella vasta selva d'altissimi arbori verdi e chiomanti. I quali, disposti tutti e tirati variamente a regola, spiccano in mezzo alla campagna maestosi e solenni, sollevandosi con si giusta corrispondenza d'ordine e di misura, ossia con si belle e vere ragioni di prospettiva, che empiono al primo istante chi li riguarda di maraviglie e di stupori. Si veggono qua e là alcuni piccoli animali foresti, e da una parte, ov'è finto un laghetto, vola un candidissimo cigno. Intorno alla tavola, che al di sopra ha forma circolare ', è condotto a modo di grande e ricco fregio un solennissimo festone di bei fogliami e di vaghissime frutta. Il disegno poi di tutta

1 Il quadro è d'altezza poco più d'un metro romano, e centimetri settanta in larghezza.

l'opera ha in sè l'unione, la varietà, il decoro, la maestà, e l'ufficio delle parti in tanta consonanza d'ordine tra loro, che appena datogli l'occhio, ti senti nell'anima quel riposo e quel contentamento che, al dire di un nostro estetico, risulta dall'armonia delle proporzioni e dall'aspetto di un bello a legge '.

IV.

Si dichiara l'invenzione del subbietto,
la quale si può dire Dantesca.

Non mi è dubbio che l'autore pigliasse dall' Alighieri l'inspirazione di si grave insieme e si leggiadro subbietto. Il grande Abate di Chiaravalle, il Dottore della Romana Chiesa, appellato mellifluo per eccellenza; l'invitto difensore dell'Apostolica Sede, il vindice della fede ortodossa e dell'ecclesiastica libertà, il ristoratore della monastica disciplina, il mediatore e l'arbitro di tutte le controversie politiche e religiose che s'agitavano a'suoi tempi; il mirabile taumaturgo, l'altissimo teologo, che a piena ragione venne detto da molti la luce de' Vescovi e l'anima dei Concilii celebrati a quell'età; colui, insomma, che illuminò colla divina face del suo intelletto e del suo cuore la Chiesa

1 I pregi di questa tavola furono in brevi parole mostrati dallo stesso Commend. De Rossi, quando egli (come dal principio dicemmo) ne annunciò all'Accademia d'Archeologia l'acquisto fatto dal Sommo Pontefice. Nel quadro, egli dicea, « si ammira in ben disposto gruppo e bellissimi atteggiamenti ed in volti soavi di forme celestiali la Vergine beatissima corteggiata dagli Angeli, discesa di cielo presso lo scrittoio, dinanzi al quale inginocchiato un Santo vestito di bianca cocolla monastica, s'accinge a commentare l'Ecce Virgo concipiet del profeta Isaia. Egli è probabilmente il Dottore di Chiaravalle S. Bernardo. Una selva verdissima e folta con varii animali forma il paesaggio di fondo della scena, incorniciata da elegante architettura, ricca di belli encarpi secondo lo stile della prelodata scuola. » Ciò si legge nel sopraccitato opuscolo degli Atti ufficiali dell'Accademia (pag. 7-8) compilati dal Commend. Visconti segretario perpetuo.

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