Page images
PDF
EPUB

quella figura, e ornamento che i Greci chiamano con una parola sola, ma composta (1) Omiotelefto, la quale traducendo i Latini con due la nominano, come dissi di sopra, similmente finienti. E ben vero che nella rima si può considerare ancora il numero, e l'armonia, perchè essendo voce non può essere, quando si profferisce, nè senza l'uno, nè senza l'altra; ma delle rime ci sarebbe che dire assai; e io vedrò di ritrovare un trattatello che io ne feci già a petizione del mio carissimo, e vir tuosissimo amico Messer Batista Alamanni oggi Vescovo di Macone, e sì lo vi darò Per ora non voglio dirvi altro, se non che la dolcezza che porge la rima agli orecchj ben purgati, è tale, che i versi sciolti al lato a' rimati, sebben sono, non pajono versi; e se i Greci, e i Latini l'aborrivano ne' versi loro, era per quella medesima ragione che noi aborriamo i piedi ne' versi nostri, nonostantechè Messer Claudio Tolomei tanto gli lodasse, cioè perchè noi seguitiamo non i piedi, che fanno il numero, ma gli accenti, che fanno l'armonia, e il fare i versi alla Latina nella lingua Volgare, di chiunche fosse trovato, è come voler fare che i piedi suonino, e le mani ballino, come mostrammo lungamente nelle Lezioni poetiche.

(1) Quintil. Instit. Orat. 1. 9. c. 3.

C. Qual credete voi che sia più laboriosa, e più maestrevole, opera, il far versi Greci, o Latini, o Toscani ?

V. I Latini avevano meno comodità, e minori licenze, che i Greci, onde Marziale disse (1):

Nobis non licet esse tam disertis,
Qui Musas colimus severiores..

e per conseguente duravano maggior fatica. I Toscani (se voi intendete de' versi sciolti) hanno quasi le medesime difficultà che i Latini, ma se intendete (come penso) de' rimati, io non fo punto di dubbio che i Toscani ricerchino più maggior tempo, e più maggior maestria`.

C. Che differenza fate voi da verso a metro ?

V. Io la vi dissi di sopra il metro non considera le cesure; e il verso le considera; ma perchè intendiate meglio il ritmo quando nasce dalle voci articolate, non è altro che un legittimo intrecciamento di piedi, il quale non ha fine alcuno determinato. Il metro è un ritmo, il quale ha il numero de' suoi piedi determinato. Il verso è un metro, il quale ha le cesure Quinci apparisce che ogni metro è ritmo ma non già per lo contrario; onde il me

(1) Marz. 1. 9. epigr. 12.

tro agguagliato al ritmo è spezie, ma agguagliato al verso è genere. Il metro non ricerca cesure, il verso non dee stare senza esse. Il metro ed il verso hanno ad avere il novero de' lor piedi determinato. Il ritmo non è sottoposto a questa legge perchè può avere quanti piedi piace al componitore; e perciò disse Aristotile nella Poetica che i metri erano padri del ritmo ; il qual ritmo è (come s'è veduto) nel predicamento della quantità, dove il metro è piuttosto, e così l'armonia, della qualità; onde i Greci, e i Latini considerano ne❜loro componimenti principalmente la quantità, e i Toscani la qualità.

C. Se il traporre i versi interi nelle prose è cosa molto (1) laidissima, come testi

(1) Qui il Varchi vuol dire che si debbono sfuggire i versi da quelli che compongono in prosa, quando vengono così spiccati che l'orecchio gli riconosce per versi a un tratto, e senza farvi riflessione. Ma del rimanente è impossibile a schifargli dentro al periodo, e non vi è prosa che non si possa, tagliandola in qualche forma, ridurre in versi. Perciò è stata una pedanteria da grammaticuzzo quella di colui che in un'edizione del Bocaccio ha tratti fuori i versi che per entro le sue Novelle gli son venuti fatti inavvertentemente, de' quali anche molti più sene potevano trar fuori; e fra gli altri alcuni de' qui notati dal Varchi, che questo Critico non ha vedi. Ma il bello è che costui, che è tanto ardito, e rigoroso sopra un'opera così grossa, e così celebre, comincia una sua brevissima dedicatoria di questa edizione con una filza di versi, il che è assai peggio,

dicendo:

Il sommo pregio dell'uom meritevole
Non resta mai nell'angusto confine
Di sua dimora, ma perennemente
Ovunque è cognizione di virtù

Vera, si spande; quindi l'Eccellenza

Vostra sdegnar non deve che io da lunge, ec.

I quali versi sono anche più spiccati dal resto del discorso, che non sono quelli che egli nota nel Boccaccio, dei quali alcuni sono composti del fine d'un periodo, e del principio d'un altro. In ciò gli è seguito per l'appunto quello che avvenne a Girolamo Peripatetico, di cui Cic. nell' Oratore dice così: Elegit ex multis Isocratis libris triginta fortasse versus Hieronymus, Peripateticus in primis nobilis, plerosque senarios, sed etiam anapaesticos; quo quid potest esse turpius? etsi in eligendo fecit malitiose; prima enim syllaba demta ex primo verbo sententiae, postremum ad verbum primam rursum syllabam adjunxit insequentis. Ita factus est anapaesticus is qui Aristophaneus nominatur; quod ne accidat, observari nec potest, nec né“ cesse est. Sed tamen hic corrector in eo ipso loco quo reprehendit, ut a me animadversum est studiosius inquirente in eum, emittit imprudens ipse senarium. Si sarebbe costui astenuto dal darci questa seccaggine, se avesse conside rato, o se avesse mai veduto questo luogo di Cicerone, per altro molto facile a sapersi, e quello ancora di Quintiliano Instit. Orat. lib. 9 cap. 4. Et metrici quidem pedes adeo reperiuntur in oratione, ut in ea frequenter_non sentientibus nobis omnium generum excidant versus. E in confermazione di quanto ho detto soggiugne: E contra nihil est prosa scriptum quod non redigi possit in quaedam versiculorum genera. Sed in adeo molestos incidimus grammaticos ec. Sono adunque da schifare quei versi che rimangono belli, e spiccati in mezzo della prosa, come quello di Cicerone nella Catilinaria :

Senatus hoc intelligit, consul videt ;

o quello che è sul principio del Timeo di Platone, o degli Annali di Cornelio Tacito; le quali opere non istà bene che comincino con un verso esametro, perchè dà troppo negli occhi.

monia Quintiliano (1), perchè l'usò il Boccaccio così spesso (2)?

Era già l'Oriente tutto bianco,

comincia il principio della quinta giornata; e altrove (3):

Lasciato stare il dir de' paternostri

E altrove (4):

Ma non potendo trarne altra risposta.

E altrove (5):

Quasi di se per maraviglia uscito.

E altrove (6):

Se tu ardentemente ami Sofronia.

E in altri luoghi non pochi.

V. Forse perchè i nostri endecasillabi sono somiglianti a'Jambi Latini, e ci vengo

(t) Quintil. 1. 9. cap. 4. Versum in oratione fieri mul to foedissimum est totum.

(2) Bocc. Giorn. 5. proem. .
(3) Bocc. Introd. n. 3z.
(4) Bocc. Nov. 38. 6.
(5) Bocc. Nov. 40. 17.

(6) Bocc. Nov. 98. 13.

« PreviousContinue »