DELLE COSTITUZIONI PER GIANDOMENICO ROMAGNOSI Giovanni Domenico Romagnol OPERA POSTUMA Hoc civitati maximum est salutis initium super quo BA 1848 JF R6 INTRODUZIONE In tutti i paesi inciviliti dell' Europa si è sollevata una voce che implora costituzioni monarchiche adattate alla situazione dei diversi popoli. Alcuni principi illuminati sui loro veri interessi hanno già secondata questa voce, ed altri vi sembrano propensi. Che cosa dunque rimane a fare agli scrittori politici? Rimane, io rispondo, a far tutto ciò che si conviene ad una materia della più alta importanza, della quale non furono mai sviluppate a dovere le condizioni, fissati i principii e distese le regole: e quand' anche la Europa tutta, o qualunque altra parte della terra presentasse monarchie costituzionali già stabilite e rese venerabili dal tempo, ciò non ostante resterebbe ancora a pensare molto e a dir molto. Gli uomini ed i governi cominceranno sempre col fare, e finiranno col pensare e collo scrivere, per far di nuovo meglio di quello che prima fecero. Ardua posizione dell'uomo politico che progetta una costituzione specialmente monarchica! Egli deve collocarsi nel posto, dirò così, di un Dio per attribuire a' principi ed a' popoli ciò che è necessario alla loro guarentigia. Di qua la dignità del principe rigetta con isdegno que' vincoli che tessuti da una esagerata diffidenza umiliano la di lui gloria ed inceppano senza necessità la prerogativa reale: di là poi la generosità nazionale rifugge con orrore dall'arbitrio lasciato agli errori ed alle passioni dei gabinetti e degli amministratori subalterni. Fra questi estremi chi può lusingarsi di camminare senza incontrare gli urti delle passioni e de' pregiudizi? Disse un antico: La verità è la più forte delle cose. Ma chi può avanti tempo assicurarsi di avere scoperta la verità, e di averla scoperta tutta? E quand' anche potesse nutrire questa lusinga, non sarebbe attorniato dai più terribili nemici? Io non conosco abbastanza lo stato interno delle estere nazioni; ma rispetto alla mia dirò, che da una parte tutta la bile feudale e clericale esaltata, e dall' altra tutto il senso grossolano ed incerto degli stessi amici dell' ordine alzano contra di me una opposizione tale, per cui io non posso confidare che nell'azione lenta del tempo, e nella provvidenza d'un genio forte, generoso ed illuminato che regga i nostri destini. In aspettazione dunque degli eventi, altro non mi rimane che pagare alla mia patria quel tributo ch'io le debbo, quello cioè de' miei pensieri, dettato dallo zelo il più imparziale. Pur troppo io preveggo che niuno rimarrà contento di me. I cortigiani si sdegneranno e mi minacceranno, perchè io abbia ardito di legare in modo nuovo le mani al monarca: i popolari si lagneranno di me, perchè io abbia attribuito al re tutta l'autorità, e non mi sia riserbato che di cautelarne l'esercizio entro i limiti della più rigorosa necessità. Da chi pertanto potrò sperare suffragio? Da que' pochi saggi più amati dal Cielo ai quali alla fine è raccomandato il destino delle utili verità. Essi rimarranno facilmente convinti, che una buona costituzione è il miglior regalo che fare si possa al monarca ed al popolo: al monarca per la sua potenza e per la sua gloria : al popolo per la sua sicurezza e per la sua prosperità. Una costituzione per essere buona deve essere armonizzata nelle sue parti, disciplinata nel suo regime, guarentita nella sua esecuzione. Armonizzata nelle sue parti, e ciò con poteri talmente distinti e così ben contrastanti, e che lungi dal collidersi, tendano all'opposto con una felice cospirazione ad eccitare e conservare robusta la vita dello stato. Il contrasto deve assomigliare a quello di una macchina bene costituita: tutto sia legato, ma le sue vibrazioni siano libere come quelle del cuore. Una buona costituzione deve inoltre essere disciplinata. Essa non è disciplinata allorchè sono abbozzate soltanto alcune grandi massime; ma bensì quando le disposizioni sono specificate in modo che si sappia qual cosa far si debba da ognuno in tutti i momenti e in tutte le circostanze giornaliere dell' amministrazione. Non è disciplinata allorchè solamente si piatisce nel parlamento; ma bensì quando si stabiliscono tutori e leggi che tengano in freno tutti i funzionari ed agenti |